Numero Primo
07.12.2017 11:54Domenica pomeriggio siamo state al Piccolo a vedere Marco Paolini con lo spettacolo “Le avventure di Numero Primo”. La narrazione si basa sull’omonimo romanzo scritto da Paolini a quattro mani con Gianfranco Bettin ma in parte se ne discosta, su ammissione dello stesso attore/autore. Paolini con il suo solito stile ci ha raccontato per due ore di questo futuro distopico e ipertecnologico nel quale sono ambientate le vicende di Ettore, fotoreporter di guerra che non si vuole arrendere del tutto alla tecnologia, e di Numero Primo, uno strano bambino che irrompe nella sua vita. È la storia di un bambino da salvare, nato da un padre troppo impegnato per desiderarlo e da una madre - una macchina - in cerca di un rifugio per il suo piccolo, fino al punto di spedirlo tra le braccia del papà come una consegna amazon. Sicuramente interessante e soprattutto nuovo, assistere alla messa in scena di un vero e proprio racconto di fantascienza. Curiosa la scelta, il teatro, per parlare di un fantamondo di macchine che pensano e amano. Una storia visionaria, in un futuro dove anche i robot sono in grado di procreare e, per di più, sviluppare una coscienza tale da decidere di mettere in guardia la propria creatura dalle altre macchine.
Una critica a un futuro destinato a perdere il senso a causa dell'evoluzione tecnologia, ma contemporaneamente passa anche un messaggio positivo sull'immortale presenza di un sano senso della vita, quella vera.
Del resto anche Paolini ci lascia ironizzando con una bella riflessione sul sottile confine tra speranza o fiducia che caratterizza il nostro rapporto con la tecnologia, definita come tutto ciò che di difficile utilizzo subentra nelle nostre vite dai venti anni su.
Insomma...spunti belli, la giusta ironia critica ben inserita in un racconto originale e nulla da dire sulla prestazione da one man show di paolini, eccetto una critica. I dialoghi e le descrizioni forse risultavano un po' trascinati, e si sa che due ore e più di spettacolo senza intervallo, mettono lo spettatore a dura prova. Ammettiamo che per noi ci sono stati dei piccoli “momenti di cedimento”: vuoi per l’abbiocco postprandiale della domenica, vuoi per la durata non indifferente o vuoi perché siamo ormai due anziane……ogni tanto la palpebra è calata. Ecco, forse una buona mezzora di dettagli in meno avrebbe risparmiato qualche sbadiglio in platea e mantenuto più avvincente il racconto.
Il personaggio di Numero Primo genera un’istintiva tenerezza nello spettatore, si capisce subito che si tratta di una creatura davvero speciale, sia per il suo comportamento e sia per il suo strano modo di parlare.
A fine spettacolo abbiamo avuto due reazioni diverse: da un lato c’è stato un irrazionale brivido di commozione misto paura di fronte alla tenerezza della frase finale “noi siamo diventando proprio coraggiosi, papà”. Dall'altro una visione più critica su quanta emozione si sia persa "trascinando" certi dialoghi e descrizioni.
Ai futuri spettatori la prossima sentenza.